Alessandro Gallo, Direttore Generale, Springer Healthcare Italia
Mary Rusconi, Editorial Project Manager, Springer Healthcare Italia
Anche l’editoria scientifica ha i suoi lupi travisati da agnello. Per loro è stata coniata l’assai eloquente espressione di “predatory publishers”, un’insidia piuttosto diffusa che incombe sulla letteratura scientifica.
Quale editore leader nel panorama delle pubblicazioni scientifiche, Springer Healthcare Italia, parte del gruppo Springer Nature, offre servizi di supporto e consulenza avanzata a clinici, operatori sanitari e società scientifiche per la stesura, revisione e sottomissione di manoscritti a riviste sia del gruppo Springer Nature stesso sia di numerosi editori internazionali. La nostra consolidata esperienza nell’ambito dei servizi di medical writing ci consente di assistere molti autori che, talvolta, malauguratamente si sono trovati a sottomettere il proprio manoscritto a riviste di editori “predatori”.

Immagine generata con DALL-E
Questi ultimi presentano spesso un habitus poco distante da quello degli “imbonitori” che popolano ambiti di più comune esperienza: vantano infatti impact factor (IF) di tutto rispetto (che, tuttavia, ad un rapido controllo sui database dedicati, risultano fittizi), indicizzazioni in database universalmente riconosciuti come affidabili, e un proprio ISSN al pari degli editori che operano secondo i codici etici di settore.
Eppure, i contenuti pubblicati sono di fatto privi – in tutto o in parte – di quella verifica di accuratezza e rigore metodologico affidata al processo di peer-review (revisione tra pari), unico strumento in grado di offrire la garanzia di qualità di un manoscritto scientifico.
Sulla scia della transizione in atto verso il modello generalizzato di pubblicazione “open access” (per il quale il materiale derivante dalla ricerca scientifica, successivamente all’esito positivo della revisione tra pari, è reso immediatamente disponibile agli utenti senza spese di abbonamento), gli editori predatori invitano gli autori a sottomettere i propri manoscritti presso loro testate, di fatto garantendone la pubblicazione a prescindere dalla qualità del contenuto e affidandosi a processi di revisione approssimativi o inesistenti. Il fine esclusivo di questi editori pertanto è quello di generare profitto.
Ricordiamo, infatti, che la pubblicazione di un manoscritto in modalità open access è subordinata – a seguito dell’esito favorevole del peer-reviewing e dell’accettazione dell’articolo da parte della rivista – al pagamento di un fee di pubblicazione, cosiddetto article processing charge (APC), a titolo di contributo per la copertura delle spese di gestione e dei costi di mantenimento delle piattaforme editoriali; in nessun modo rappresenta il corrispettivo per l’accettazione a priori del manoscritto.
L’attrattiva che questi moderni predatori esercitano nei confronti degli autori è rappresentata dalla notevole rapidità dei tempi di accettazione di un paper, nonché dell’ammontare – spesso irrisorio – dell’APC rispetto agli importi richiesti da riviste scientifiche accreditate, andando a costituire – di fatto – un riferimento per autori e ricercatori che necessitano di pubblicare rapidamente i propri lavori o i cui mezzi economici non consentono di orientarsi verso riviste “legittime”.
Ad onor del vero, anche i principali editori commerciali sul mercato non sono esenti da errori di valutazione nel processo di peer review: si sono verificati talvolta casi eclatanti di retractions (manoscritti scientifici accettati da importanti riviste internazionali e successivamente ritirati dall’editore a causa di frodi scientifiche rilevate a posteriori da altri esperti di settore, di errori materiali o di omissioni di dati), ma trattasi di eccezioni dovute, in parte, all’incremento esponenziale del numero di submissions effettuate in seguito all’avvento di internet negli ultimi venti anni e, in parte, alla più recente accelerazione dovuta agli studi sul COVID-19.
Come riconoscere un predatory publisher?
Esistono diversi esempi di “blacklist” che hanno tentato, non senza qualche controversia, di mettere all’indice gli editori predatori. La lista creata dal bibliotecario americano Jeffrey Beall, è stata attiva 2010 al 2017. Beall, fortemente critico nei confronti del modello di pubblicazione Open Access, ha stilato la propria lista sulla base di ricerche ed analisi da lui stesso condotte su editori e riviste che riteneva attuassero pratiche poco ortodosse. Queste ultime includevano l’applicazione di APC molto elevate pur in assenza di un reale processo di peer review e l’utilizzo, in modo massivo e costante, di sollecitazioni dirette a potenziali autori invitandoli a sottoporre i loro manoscritti.
La lista è stata ampiamente utilizzata da ricercatori, università ed enti di ricerca come riferimento per identificare potenziali publisher predatori. Purtuttavia, la stessa è stata nel contempo oggetto di critiche da parte di alcuni esperti, i quali hanno contestato l’indeterminatezza dei criteri posti a base dell’elenco, nonché l’inclusione di un numero molto elevato di publishers, alcuni dei quali peraltro operanti secondo gli standard di settore e che, a seguito di tale inclusione, si trovavano esposti al rischio di un danno reputazionale non di poco conto.
Nonostante il relativo sito sia tuttora accessibile, a partire dal 2018, anno in cui Beall lasciò l’università per motivi personali e professionali (tra cui spiccavano minacce di denunce), la lista non è più stata aggiornata.
In ogni caso, hanno preso piede divenendo sempre più popolari altre liste (alcune addirittura antecedenti a quella di Beall), quali ad esempio la Directory of Open Access Journals (DOAJ), il Journal of Citations Report (JCR) e Scimago.
Vediamoli più da vicino.
Il DOAJ, lanciato nel 2003 e gestito dall’ente no-profit Infrastructure Services for Open Access (IS4OA) è divenuto il repertorio di riferimento per le riviste open access scientifiche ed accademiche, con l’ambizione dichiarata di aumentarne la visibilità e l’utilizzabilità.
I criteri di classificazione adottati da DOAJ per l’indicizzazione di una rivista open access includono, in primis la garanzia di un processo di pubblicazione trasparente, una chiara politica sull’accesso aperto e il relativo pricing e un processo di revisione tra pari di alta qualità.
Il JCR è una banca dati che fornisce informazioni sull’impatto e la diffusione di riviste scientifiche e accademiche di tutte le aree disciplinari. Fornisce un’analisi dettagliata, fondata su criteri oggettivi, delle citazioni ricevute dalle riviste, del loro indice di citazione e del loro quartile di categoria. Il JCR, gestito dall’azienda commerciale Clarivate Analytics (ex Thomson Reuters), è considerato da ricercatori, istituzioni ed editori uno dei principali indicatori di qualità e prestigio di una rivista.
Scimago Journal & Country Rank, infine, è una risorsa gestita da un’équipe indipendente di ricercatori e sviluppatori dell’Università di Granada in Spagna; fornisce una valutazione della qualità di riviste di tutte le aree disciplinari utilizzando un algoritmo che tiene conto della qualità e reputazione dei siti web che le citano, della dimensione della comunità scientifica che le utilizza e naturalmente delle citazioni ricevute.
Al pari di JCR, anche Scimago è considerato una valida risorsa di riferimento.
Gli strumenti sommariamente sopra descritti non esauriscono tuttavia le fonti di informazione quando si tratta di valutare un editore; la regola indefettibile è infatti sempre quella di verificare, prima di sottoporre qualsiasi lavoro, la reputazione dell’editore, le metriche della rivista e la qualità del processo di revisione “tra pari”.
Accanto a tali strumenti, non passano inosservati anche altri indizi in grado di allertare i ricercatori sul grado di affidabilità di una rivista scientifica: quelli che balzano maggiormente all’occhio sono lo stile di scrittura degli “editors”, la veste grafica della specifica rivista e il sito dell’editore.
L’elenco delle bizzarrie in proposito è piuttosto corposo. I nomi degli autori e le relative affiliazioni la fanno da padrone (si va dall’indicazione generica di un cognome, riportato come semplice iniziale puntata, al più eclatante utilizzo di espressioni quali “urban centre” o “parlamentarian”; mentre le affiliazioni sono spesso riportate in termini talmente generici da tradire la loro inesistenza). Spesso non figura neppure un indirizzo fisico della sede dell’editore e i canali di contatto dichiarati si risolvono in numeri Whatsapp riconducibili a figure non identificate. La ricorrenza di frasi sgrammaticate e l’utilizzo di un linguaggio eccessivamente lusinghiero o confidenziale arricchisce ulteriormente l’elenco delle estrosità osservabili.
Gli esempi di seguito riportati risultano particolarmente significativi:
Dear Alessandro Gallo
Greetings!
We appreciate your scientific activities; we feel honored to invite you to submit any of your unpublished articles for the upcoming issue December 2021 Edition. Our periodical is an open access peer reviewed journal with an aim to publish latest research findings in the field of Pharmaceutics.
We have gone through your article entitled “Pharmacovigilance in the era of social media: Discovering adverse drug events cross-relating Twitter and PubMed” found interesting. It would be grateful if you could submit any of your articles which fall under the scope of the journal.
You can also write and submit commentary/review articles based on your previous articles (or) of your own research interest to publish in our journal.
Alla richiesta di ulteriori chiarimenti (non essendo specificato l’importo dell’APC), la risposta conseguita è stata:
Dear Dr,
Thank you for your response.
Article processing charges are 1249 USD, as an honor of support and encouragement we are providing discount for every author and the final apc would be 749 USD.
Based on the article quality and editorial board member decision we publish the article.
You can submit the article to the same email, we will process and acknowledge you on the preliminary screening within 24 hours.
E, su questa linea, un altro scambio piuttosto colorito (i refusi e i caratteri maiuscoli sono stati conservati come nella comunicazione originale) è il seguente:
Dear Dr,
Hope you are sponsor for (the author’s) commentary article,if yes then you could have mailed us having talks regarding payment when we informed her that her article got accepted for publication
We are informing you that our communication,behavior and request of payment are not really fraudulent as you judge as judgemental
Our editorial board is real and we are genuine people among open access publishers
WHEN THE AUTHOR FIRST ASKED TO MAKE HER ARTICLE VISIBLE UNDER ACCEPTED ARTICLES AND WE USING OUR RESPONSIBILITY SOURCES, DID MADE HAPPEN TO MAKE HER ARTICLE OCCUR UNDER ACCEPTED ARTICLES,AND WHEN SHE REPLIED THAT SHE PROCEEDED INFORMING CO-AUTHORS AND SPONSOR REGARDING PAYMENT,
THEN WHY IS SHE AGAIN STEPPING BACK TO CONFIRM WITH EDITOR FOR MAKING PAYMENT WHICH SHE’D TO PERFORM WHEN SHE HERSELF HAVE AN OVERVIEW OF HER ARTICLE UNDER ACCEPTED ARTICLES, HUH? which make us understands that she not keeping trust on her paper publication she’s doubting on us publication people apparently
The author is actually not trusting on her research contented informative publication to reach number of people in same field who will become her followers,etc.., amen
To be Honestly speaking,the author if she is real matured author wont doubt on publications,editor,publishers when she really wants her publication reach to outside world of researchers
The author itself replied that she will warn co-authors, informed co-authors and sponsor for proceeding further payment,instead of making payment but she is doubting on our publications and thus replying shit like quite opposite to what she first consciously said amen
And most importantly when she replied that she informed sponsor regarding payment,you her funding assistance should’ve mailed us but you didn’t respond until we sent her PDF ready confirmation last Friday amen
IF WE ARE FRAUDULENT WE DON’T CHARGE ARTICLE PROCESSING CHARGES APPEARS ON OUR JOURNAL INSTRUCTIONS TO AUTHORS PAGE,WE COULD NOT FORWARD YOU PAYMENT LINK AND COULD HAVE ASKED PRICING OF OUR WISH AND WOULD FORWARD YOU RANDOM BANK ACCOUNT DETAILS FOR PAYMENT
BUT WE ARE NOT SUCH TYPE HOPE YOU UNDERSTAND AND DIRECTLY CONSIDER MAKING FURTHER PAYMENT BEACUSE Such charges we are asking for our side to our services and to meet management efforts like a quality check,review process,proofreading,galleyproof,PDF,maintenance of article in database,etc..,
Regards,
Management
Infine, non possono non essere riportati anche esempi di messaggi Whatsapp inviati a qualsiasi ora del giorno e della notte in cui si sollecita il versamento dell’APC:
“Kindly initiate further payment and send payment receit mam, anticipating for your payment receip mam. Author? I hope you done with payment and about to share receipt mam please.
We will wait being irreplaceable patience for receiving your receipt amen”.
L’attitudine predatoria si spinge inoltre all’adozione di titoli e loghi solo minimamente differenti da quelli delle riviste scientifiche accreditate: l’ultima frontiera consiste nell’appropriazione di interi articoli da fonti legittime sui quali gli editori in oggetto intervengono riformulando frasi, utilizzando sinonimi e attribuendo, addirittura nuovi DOI (Digital Object Identifier, ossia l’elemento che identifica univocamente un documento digitale). Molto interessante l’articolo che Nature dedica a tale fenomeno.
Una vigile attenzione rappresenta quindi l’arma di difesa più efficace di autori e fruitori di contributi.
Da sempre impegnata nella realizzazione di pubblicazioni scientifiche nel rispetto dei più elevati requisiti di qualità, Springer Healthcare Italia si pone quale solido supporto per clinici e gruppi di ricercatori che intendano assicurare ai propri lavori un percorso conforme ai migliori standard di settore. Autorevolezza, indipendenza e accuratezza rappresentano i punti cardinali che da sempre ne orientano l’attività.
Editori predatori o realtà editoriali legittime in forte espansione? I rischi dell’Open Access
Prendiamo in esame due casi apparentemente simili, ma in realtà piuttosto diversi. Nel corso degli ultimi anni, gli editori OMICS e Frontiers sono stati oggetto di varie critiche a causa di alcune pratiche commerciali e della dubbia qualità dei manoscritti pubblicati.
OMICS International, in particolare, si è trovata al centro di numerose contestazioni e azioni giudiziarie. Nel 2016, la Federal Trade Commission (FTC) ha presentato una denuncia contro OMICS stessa, accusandola di aver tratto in inganno accademici e ricercatori sulla natura delle proprie riviste e sulle tariffe associate alla pubblicazione nelle stesse.
Frontiers, dal canto suo, è stata accusata di non osservare un processo di peer review sufficientemente rigoroso. Nel 2018, un gruppo di ricercatori ha pubblicato un articolo in cui si sosteneva che il processo di revisione tra pari presentava numerose falle con l’effetto che i manoscritti accettati non soddisfacevano gli standard minimi necessari. Frontiers ha replicato alle accuse dichiarando di aver adottato nuove misure volte a migliorare la qualità e la trasparenza del loro processo di revisione da pari.
Agli inizi di gennaio 2023, l’università cinese Zhejiang Gonggong, con sede nella regione dello Hangzhou, ha ritenuto di inserire nella propria blacklist gli editori open access MDPI, Frontiers e Hindawi. Ciò comporta per gli autori che hanno pubblicato su riviste di tali editori, l’esclusione dei relativi articoli dalle procedure di valutazione delle performances di ricerca.
Questi esempi rappresentano solo una piccola selezione di editori accusati di attuare pratiche predatorie.
In conclusione, si consiglia a ricercatori ed autori di osservare una particolare cautela nella selezione della rivista cui sottoporre il proprio lavoro: la reputazione dell’editore, la qualità del processo di peer-reviewing, la presenza/assenza all’interno di banche dati note e validate quali i summenzionati DOAJ, JCR e Scimago, e le metriche della rivista sono gli elementi sui quali focalizzare l’attenzione.
Il modello main stream dell’Open Access, per quanto di indiscutibile importanza, innovazione e beneficio per le università e i ricercatori, presenta alcune fragilità di fondo: gli editori accreditati che respingono contributi ritenuti qualitativamente non idonei alla pubblicazione perdono un potenziale introito e, indirettamente, finiscono per alimentare le altre realtà di cui si è fin qui discusso.
Gli editori commerciali il cui modello di business si fondava prevalentemente su introiti derivanti da abbonamenti all’accesso online sono quelli più esposti al cambiamento e ai rischi che ne derivano.
Di contro, una concreta minaccia per i predatory publishers potrebbe derivare dalla prassi sempre più diffusa tra le riviste accreditate di esentare dal pagamento dei fee di pubblicazione gli autori operanti in paesi a basso e medio reddito (in particolare in Africa, Asia e Medio Oriente) favorendo il reindirizzamento di un maggior numero di sottomissioni a riviste affidabili e andando così a sottrarre terreno agli editori predatori.
Inoltre, nel corso degli ultimi anni sono stati sottoscritti diversi accordi “trasformativi” tra editori ed enti universitari e di ricerca che hanno consentito ai primi di convertire il canone di abbonamento loro dovuto in un numero annuale di submissions. In particolare, tali enti si impegnano a corrispondere il fee di pubblicazione per conto dei propri ricercatori nei casi in cui i relativi manoscritti – beninteso a seguito di adeguato peer-reviewing – vengano accettati dalla Rivista con la quale è in essere l’accordo trasformativo.
Riferimenti bibliografici
- Beall J. Predatory publishers are corrupting open access. Nature. 2012 Sep 13;489(7415):179.
- Bloudoff-Indelicato, M. Backlash after Frontiers journals added to list of questionable publishers. Nature. 2015, 526, 613
- Manca A, Moher D, Cugusi L, Dvir Z, Deriu F. How predatory journals leak into PubMed. CMAJ. 2018 Sep 4;190(35):E1042-E1045.
- Masic I. Predatory Publishing – Experience with OMICS International. Med Arch. 2017 Oct;71(5):304-307.
- Watson R. Beall’s list of predatory open access journals: RIP. Nurs Open. 2017 Feb 28;4(2):60.
- Strielkowski W. Predatory Publishing: What Are the Alternatives to Beall’s List? Am J Med. 2018 Apr;131(4):333-334.
- Strielkowski W. Setting New Publishing Standards after the Beall’s List. Int J Occup Environ Med. 2018 Apr;9(2):108-110.
- Villaseñor-Almaraz M, Islas-Serrano J, Murata C, Roldan-Valadez E. Impact factor correlations with Scimago Journal Rank, Source Normalized Impact per Paper, Eigenfactor Score, and the CiteScore in Radiology, Nuclear Medicine & Medical Imaging journals. Radiol Med. 2019 Jun;124(6):495-504.
- Krampl A. Journal Citation Reports. J Med Libr Assoc. 2019 Apr;107(2):280–3.
- Destro Bisol G, Anagnostou P, Capocasa M. How can we get more open access to medical studies? Simple, let’s take the green road. Curr Med Res Opin. 2022 Sep;38(9):1555-1557.
- Transformative Agreements and Open Access. J Food Sci. 2022 Sep;87(9):3695.