Lo scorso 14 Ottobre è nata “FareRete”, un’ associazione che ha la finalità di promuovere il dialogo fra istituzioni e cittadini per la costruzione del bene comune. La presentazione dell’associazione “FareRete – Innovazione – Bene Comune – Il benessere e la salute in un mondo aperto a tutti – Michele Corsaro”, avrà luogo il 20 Novembre 2015, presso l’aula magna del Ministero della Salute (Lungotevere Ripa 1, Roma)

Rosapia Farese, ideatrice e promotrice dell’Associazione “FareRete – Innovazione – Bene Comune – Il benessere e la salute in un mondo aperto a tutti – Michele Corsaro”
La grande crisi, che coinvolge il sistema capitalistico mondiale, sta mettendo in discussione i valori e le radici antiche, generando un senso profondo e diffuso di insicurezza tra la gente. La reazione allo spaesamento e allo sradicamento è rappresentato dal bisogno delle persone di associarsi, di creare aggregazione, per poter scambiare e mettere in comune le proprie competenze e conoscenze. Reciprocità, relazionalità, auto-organizzazione, scambio, dono, solidarietà, sono parole che riecheggiano con sempre maggiore frequenza tra le persone, come fossero parole magiche ed evocassero una forza risolutiva.
Questo progetto nasce da una forte domanda di associazionismo, che appunto trova le sue radici nella crisi ma anche nella reazione ai processi di individualizzazione e di conseguente perdita di socialità. Si intravede un grande serbatoio di risorse umane, dedite al volontariato e all’auto-organizzazione a fini sociali, cui sembra tuttavia difettare la consapevolezza della forza immensa che potrebbero sprigionare se marciassero unite e organizzate.
Sul piano sostanziale, occorre costruire dal basso un patto con tutte le forze produttive, a supporto di tutti gli attori del sistema salute, per agevolare la diffusione di una cultura manageriale a vantaggio della sostenibilità economica e per una migliore gestione della patologia a beneficio dei pazienti. Ma anche il volontariato ed il lavoro sul sociale deve essere sistematizzato, in tempi di forte recessione delle politiche statuali di welfare primario (es. chiusura presidi ospedalieri): si propone, pertanto, di lavorare, nella logica della rete e della reciprocità, sulla costruzione di una Rete, di un network di esperti multisettoriali.
Appare praticabile in quest’ottica anche l’esperienza di Banca del Tempo, la cui idea di fondo risiede nello scambio di sapere e di attività fra individui, scambio non di prodotti e non monetario, ma di tempo, e non un semplice baratto ma soprattutto relazione tra persone.
Quest’idea rappresenta certamente una delle reinvenzioni sociali più originali degli ultimi anni, e si traduce in sintesi nel fenomeno dell’autorganizzazione, la cui matrice culturale sta nella cittadinanza attiva, nell’individuo sociale organizzato.
Il progetto FareRete nasce da due parole importanti, accomunate dal pensiero che agire e pensare in nome del Bene Comune possa essere possibile e soprattutto innovativo e auspicabile nel momento di crisi attuale, basandosi sulla cultura e idea-forza della fraternità, che pone al centro l’uomo, la persona e la dignità della sua esistenza.
Michele Corsaro ha speso la sua vita personale e professionale nel continuo sforzo di perseguire concretamente il Bene Comune, convinto come era che “dobbiamo lasciarci alle spalle la concezione di Bene Comune come la somma dei beni individuali acquisiti attraverso opportunità individuali e sviluppate in funzione del primato dell’io (Ego). In questa società in rapida evoluzione il Bene Comune richiede una continua tensione verso relazioni di scambio tra soggetti sociali, quando essi operano in base ai princìpi di:
• primato della persona, personalizzazione del welfare
• sussidiarietà, ci aiutiamo a vicenda l’un l’altro a fare quello che deve essere fatto
• partecipazione, condividere la responsabilità e l’impegno insieme agli altri”
Il mondo della Salute e della Sanità è stato il terreno dell’azione professionale di Michele Corsaro, ed anche il tema del suo libro-manuale “Manuale di Marketing Research” edito da QS, che è stato presentato il 6 febbraio 2015 presso la Sala Protomoteca del Campidoglio di Roma, dando l’occasione di riflettere su temi molto attuali.
Il Bene Comune come obiettivo, come sistema di valori cui ispirare i comportamenti di tutti i giorni, ma anche come fonte di innovazione inclusiva e non esclusiva, impronta fondamentale da dare all’agire individuale e collettivo, per creare valore sociale e civile nel tempo in cui viviamo.
«La salute non analizza se stessa e neppure si guarda allo specchio. Solo noi malati sappiamo qualche cosa di noi stessi» (La coscienza di Zeno – Italo Svevo) ma potremo anche ampliare il concetto: per capire i bisogni dei cittadini occorrono anche i cittadini ,singoli o associati.
Un pensiero che guardato con le lenti delle attuali regole del mercato e di una certa deriva economicista, esprime una notevole carica ‘rivoluzionaria’, in antitesi alla cultura dominante in cui sembrano prevalere l’interesse individuale e il perseguimento del profitto fine a se stesso. A quest’idea si contrappone la convinzione che rimettere al centro il bene comune possa creare ricchezza, benessere diffuso, vantaggi per tutti, a fronte dell’evidenza che le diseguaglianze che stanno emergendo nel mondo globalizzato portano molti svantaggi e un sistema che ormai fatica a reggersi in equilibrio armonico e in cui la questione economica è sempre in primo piano.
La Sanità è certamente un banco di prova importantissimo e cruciale, oltre che uno snodo ineludibile quando si parla di economia, sostenibilità e progresso. In particolare il SSN italiano, disegnato dalla Legge 833 nel 1978, riconosciuta in tutto il mondo come una delle migliori e più avanzate, si fonda su una serie di valori e di caratteristiche straordinariamente sovrapponibili a quelli che permeano anche l’idea di bene comune: universalità prima di tutto, ma anche equità e solidarietà, che permettono di dare a ciascuno in base al bisogno, quando ne ha bisogno.
Bene Comune, Innovazione e Sanità sono stati dunque il filo rosso che ha legato il progetto FareRete e che nella situazione attuale rappresenta un bacino di stimoli e di riflessioni che possono, da domani, diventare un progetto concreto di vita e di lavoro per rendere migliore il nostro vivere civile.
Parlare di innovazione oggi in ambito sanitario significa parlare di progresso scientifico e di nuove terapie, di vantaggi enormi in termini di vite umane salvate, di risparmio a medio e lungo termine grazie alla possibilità di prevenire e curare meglio le persone. D’altra parte significa anche parlare di importanti investimenti, sia per finanziare la ricerca scientifica che per mettere a disposizioni i nuovi trattamenti. Le innovazioni che si stanno susseguendo in quest’ultimo periodo mettono a dura prova il SSN dal punto di vista finanziario e di sostenibilità.
Proprio per questo è necessario non perdere mai di vista la rotta che ci deve guidare: l’universalità del diritto alla cura e alla salute, sancita dalla Costituzione Italiana. Dunque il farmaco non può essere considerato alla stregue di un bene di largo consumo e non può rispondere alle classiche regole del mercato.
Saper conservare questo tratto universalistico e consegnarlo a chi verrà dopo di noi è l’orizzonte con cui ci dobbiamo misurare per governare la cosa pubblica, una sfida che coinvolge tutti, – un agire condiviso – con l’intento di superare la deriva economicistica che sta mettendo a rischio la salute dei cittadini.
Il bene comune in questo contesto rappresenta un valore guida e un obiettivo da perseguire, chiamando tutti a raccolta per consegnare alle future generazioni un sistema altrettanto equo e sostenibile, con il Ministero della Sanità come garante di una sanità equa e che considera la salute come un investimento e non un costo.
“Bene comune significa responsabilità individuale, impegno concreto, agire quotidiano come testimonianza di valore.” (Gianluigi De Palo)
“Il primo passo per il bene comune sta nel fare bene il proprio dovere, nel farlo fino in fondo, con serietà e anche fatica, mettendosi in gioco in prima persona, iniziando dalle cose semplici, quotidiane. Agendo senza fermarsi ai confini di quanto ci compete da un punto di vista freddamente tecnico, ma andando oltre, pensando alle persone e alle vite su cui si riflettono le nostre azioni, alle conseguenze che portano, ai problemi che possono risolvere. Agire come un buon padre di famiglia, quale è stato Michele Corsaro, e come se la società tutta fosse la nostra famiglia. Il bene comune non è mai somma di beni individuali, ma è squadra, cioè tattica, unione, terreno da coltivare e curare.” (Gianluigi De Palo)
Il bene comune richiama tutti i cittadini all’etica e al rispetto delle regole di convivenza civile che ci siamo dati, a un circolo di comportamenti virtuosi fatto di assenza di corruzione e di rispetto reciproco, in cui non c’è chi guadagna e chi perde, ma si vince tutti, perché si agisce nell’interesse di tutti e nel rispetto di ciascuno.
Nella situazione attuale il rischio che si corre è quello di perdere il concetto di Bene Comune in Sanità, soprattutto a causa della situazione di corruzione e quindi di spreco e inefficienza che pervadono il nostro Sistema Sanitario.
“Se corruzione è l’utilizzo privato di un bene comune, se è primato del denaro sulla persona, se è aiuto per delinquere e non per fare il bene della società, allora è evidente che la corruzione è assenza del concetto di bene comune, è esattamente il suo contrario.” (Francesco Macchia)
Anche in questo caso dunque il progetto di FareRete emerge come straordinariamente attuale e rivoluzionario nell’Italia di oggi, dove il problema della corruzione e dell’inefficienza del servizio erodono le fondamenta dell’universalità, equità e sostenibilità del nostro Sistema Sanitario.
E’ dunque necessario richiamare fortemente le regole e i princìpi su cui si basa la nostra convivenza civile e comportarsi di conseguenza, contribuendo a consolidare e garantire una cultura e una società in cui prevalga il senso del bene comune sull’interesse personale, la persona sul primato del denaro. Combattere la corruzione in sanità rappresenta un potente terreno di prove, perché c’è in gioco la sostenibilità del SSN, il rischio di raggiungere un punto di non ritorno che porterà a discriminare tra chi può e chi non può permettersi un trattamento sanitario adeguato, impoverendo di fatto tutto il Paese.
A livello globale, parlare del progetto FareRete pone in primo piano temi sensibili che richiedono una profonda riflessione collettiva: la conoscenza, l’innovazione, l’accesso alle cure e la salute devono sempre rappresentare un bene comune, ma si tratta di un traguardo ancora lontano.
“L’innovazione può essere considerata non solo bene comune, ma anche il risultato di un’iniziativa collettiva anziché individuale” (Leonardo Previ)
FareRete rappresenta anche una risorsa per fare innovazione e rimetterla in circolo per il bene di tutti portando risultati positivi nonostante la scarsità di risorse. Pensare a FareRete, dunque, può aiutarci a cambiare punto di vista, a pensare in modo nuovo e produttivo.
Se nel mondo moderno l’innovazione è frutto di corposi investimenti e segue un percorso dall’alto verso il basso, dove i dipartimenti R&D sono visti come depositari della capacità creativa, l’approccio di FareRete ribalta la questione e guarda con occhiali diversi: noi stessi e tutte le persone che ci circondano siamo dei giacimenti di creatività che vanno sfruttati non interamente ma cooperativamente.
In un momento di crisi come quello attuale, questo approccio guarda alla collettività, anche aziendale, come ad una fonte di creatività diffusa, in grado di contribuire con proposte concrete all’innovazione e al recupero di competitività necessari per sopravvivere e per creare valore.
Molte giovani aziende italiane hanno seguito questo nuovo modo di organizzare il lavoro, non più dall’alto ma dal basso, riuscendo a coinvolgere le persone al fine di generare valore. Un valore che è diventato un bene comune per tutti.
A livello aziendale, il bene comune si può declinare, in qualsiasi comparto di attività, attraverso l’attenzione alle persone nella loro globalità, e non in quanto consumatori o fruitori di qualche servizio.
Si può per esempio “Fare marketing rimanendo brave persone – sostiene Giuseppe Morici, Presidente Regione Europe del Gruppo Barilla- ripartendo dai fondamentali di questa disciplina, che richiama a valori alti, quali etica, rispetto, verità, costruzione, radicamento, come opposti alla tentazione di perseguire risultati effimeri, contingenti e non portatori di valore”. “Chi fa marketing oggi, in una società, che non ha bisogno di nuovi prodotti e che non ha più le risorse per produrli non può non partire quotidianamente dal valore del rispetto: rispetto per se stessi. Non facciamo come manager cose che come persone non ci sembrano sensate!”
“Dobbiamo farlo per gli altri, per le comunità e per l’ambiente. Il marketing non non deve solo autodisciplinarsi, deva anche auto-indirizzarsi verso una dimensione di sostenibilità e di responsabilità sociale.”
I buoni esempi non mancano (Pietro Barilla, Adriano Olivetti, Steve Jobs…): serve la volontà di seguirli.
“Se pensiamo invece all’ambito in cui ha operato Michele Corsaro e al tema cui è dedicato il suo libro Manuale di marketing research , possiamo scoprire come “il dato” possa favorire l’innovazione se lo rendiamo bene comune.” (Paolo Mariani)
FareRete in un senso più religioso e spirituale, significa dono: “l’uomo è per l’altro, allora tutto il suo guadagno, tutta la sua realizzazione sta nell’essere per l’altro, non pensare a sé stesso, non a servirsi del tu, ma donarsi al tu”. (Romano Matrone)