Cristina Parrino1, Luca Busetto2
1Poliambulatorio Specialistico San Raffaele Termini, Roma
2 Dipartimento di Medicina, Università degli Studi di Padova; Centro per lo Studio ed il Trattamento Integrato dell’Obesità, Clinica Medica 3, Azienda Ospedaliera di Padova; Coordinatore della Obesity Management Task Force dell’European Association for the Study of Obesity (EASO); Presidente Eletto della Società Italiana dell’Obesità (SIO)
L’articolo pubblicato a Ottobre 2019 sul tema dello stigma sociale dell’obesità ha messo in evidenza come le persone con obesità siano spesso oggetto di pregiudizio e discriminazione a causa del loro peso corporeo.
Riteniamo necessario affrontare nuovamente l’argomento prendendo in esame il contenuto del documento di consenso internazionale, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Medicine [1] in occasione della Giornata Mondiale dell’Obesità.
L’obesità è una malattia?
Solo pochi Paesi riconoscono l’obesità come malattia, nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 1979, e l’American Medical Association, nel 2013, si siano già espresse sul tema confermandone la definizione di “malattia” [2, 3].

Utilizzare il termine “malattia” ha implicazioni rilevanti per il trattamento della patologia e per lo sviluppo di nuove direttive politiche, ma potrebbe anche contribuire a ridurre la stigmatizzazione verso chi ne è affetto [1]. Spesso la reticenza ad accostare il termine “malattia” all’obesità risiede nell’implicita possibilità di far passare come irrilevante la responsabilità individuale nella gestione dell’eccesso ponderale. Tuttavia è importante sottolineare che i criteri generalmente utilizzati per definire una malattia (alterazione dei meccanismi fisiologici come base fisiopatologica; presenza di segni o sintomi specifici; ridotta qualità di vita; aumentato rischio di sviluppare altre malattie e complicanze; ridotta spettanza di vita) sono facilmente individuabili nelle persone con obesità.
Le Linee Guida Europee EASO (European Association for the Study of Obesity), pubblicate nel 2015 [4], identificano l’obesità come:
- una malattia metabolica cronica;
- una delle principali cause di disabilità, comorbilità e mortalità negli adulti, negli adolescenti e nei bambini.
In Italia, a Novembre 2019, la Camera dei Deputati del Parlamento Italiano, ha votato all’unanimità una mozione che riconosce l’obesità come una malattia cronica [5] ed è stata prodotta la carta dei diritti e doveri della persona con obesità [6, 7].
Sembra, quindi, che non solo la comunità scientifica, ma anche la politica e l’opinione pubblica, stiano lentamente adottando un approccio differente all’obesità.
Il documento di consenso internazionale
Il 4 Marzo 2020 è stato pubblicato un documento di consenso internazionale [1] intitolato “Joint International Consensus Statement for Ending Stigma of Obesity”. Esso rappresenta il risultato del lavoro di un gruppo multidisciplinare di 36 esperti accademici internazionali e di rappresentanti di 10 organizzazioni scientifiche, che ha ritenuto di primaria importanza fornire indicazioni per i professionisti sanitari, per i decisori politici e per la popolazione finalizzate a eradicare lo stigma sociale dell’obesità.
Il documento, inoltre, illustra dettagliatamente la prevalenza, le cause e le conseguenze nocive dello stigma e sottolinea come esso abbia importanti ripercussioni fisiche e psicologiche nelle persone con obesità. Ancora una volta è ribadito come lo stigma sia, purtroppo, ampiamente presente in ambito lavorativo, educazionale e sanitario [1, 8].
Per stilare il documento di consenso sono state esaminate le evidenze disponibili in letteratura e successivamente sono stati raccolti i pareri degli esperti, attraverso l’uso di questionari e incontri collegiali, secondo il metodo Delphi modificato. I pareri degli esperti sono stati analizzati e categorizzati secondo la seguente scala: grado U per 100% di consenso, grado A per consenso 90-99%, grado B per consenso 78-89%, grado C per consenso 67-77%. Le raccomandazioni fornite riportano sempre il grado di consenso registrato tra gli esperti [1].
Aspetto peculiare e innovativo del documento è il tentativo di colmare il vuoto attualmente presente tra i temi della stigmatizzazione e le evidenze scientifiche che illustrano i meccanismi biologici alla base della regolazione del peso corporeo.
Il gruppo di lavoro si è espresso chiaramente indicando la necessità di porre fine allo stigma sociale dell’obesità fornendo:
- precise raccomandazioni [1]
- una sezione con i principali punti di consenso del gruppo di lavoro (Tabella 1)
- la possibilità di firmare un “impegno” per eliminare lo stigma (Tabella 2)
Tabella 1. Principali punti di consenso del documento e gradi di consenso del gruppo di lavoro (Executive Summary), modificato da [1].
Punti di consenso | Grado di consenso |
L’atteggiamento di stigma per l’obesità è rinforzato da opinioni distorte riguardo i processi di regolazione del peso corporeo e dalla mancanza di evidenze scientifiche. | A |
Lo stigma per l’obesità è inaccettabile nella società moderna e mette a rischio il rispetto dei diritti umani e sociali e lo stato di salute delle persone con obesità. | A |
La ricerca ha indicato che lo stigma per l’obesità può determinare danni fisici e psicologici e ridurre le probabilità di ricevere un trattamento adeguato. | U |
La concezione diffusa che l’obesità sia una scelta e che possa essere semplicemente risolta con decisioni dei singoli (riduzione dell’introito calorico e aumento del dispendio energetico) non è supportata da evidenze scientifiche, che invece hanno rivelato il contrario. Tale concezione crea confusione nei messaggi divulgati dai mass media e può, inoltre, trarre in inganno i decisori in ambito sanitario, ridurre l’accesso a trattamenti basati sull’evidenza e compromettere la ricerca. | A |
Lo stigma nei confronti dell’obesità rappresenta uno dei maggiori ostacoli alla prevenzione e al trattamento di malattie come l’obesità e il diabete mellito di tipo 2. Eradicare lo stigma è prioritario, non solo per rispettare i diritti umani e di giustizia sociale, ma per prevenire e trattare adeguatamente altre malattie. | A |
Le Università, le organizzazioni professionali, i mezzi di comunicazione, le autorità di Sanità Pubblica e i Governi dovrebbero supportare programmi educativi per eradicare lo stigma nei confronti dell’obesità e facilitare la diffusione di una nuova percezione dell’obesità, coerente con le conoscenze scientifiche attuali. | U |
U: 100% di consenso; A: consenso 90-99%
Uno degli aspetti più importanti del documento è rappresentato dalla possibilità di sottoscrivere un impegno (“Pledge”) da parte dei singoli individui o di Istituzioni o strutture. L’impegno si articola in diversi punti, riportati in Tabella 2.
Tabella 2. Impegno a eradicare lo stigma per l’obesità (Pledge), modificato da [1].
Noi riconosciamo che: | Le persone con sovrappeso e obesità subiscono una forma pervasiva di stigma, che si basa su assunzioni prive di riscontro quali la mancanza di autocontrollo e di responsabilità personale. Tale rappresentazione non è in linea con le evidenze scientifiche disponibili, che dimostrano che il peso corporeo non è regolato unicamente dal controllo volontario individuale, ma anche da una molteplicità di fattori biologici, genetici e ambientali. Lo stigma dell’obesità può determinare discriminazione e minaccia i diritti umani e sociali e la salute di chi ne è affetto. Lo stigma dell’obesità non può essere tollerato in una società moderna. |
Noi disapproviamo: | L’uso di linguaggio, immagini, atteggiamenti, norme e discriminazioni stigmatizzanti in ogni circostanza. |
Noi ci impegniamo a: | Trattare le persone con sovrappeso e obesità con dignità e rispetto.Non utilizzare stereotipi che presentano impropriamente le persone con obesità come pigre, voraci e prive di volontà e autocontrollo. Incoraggiare e supportare iniziative educazionali volte all’eradicazione dello stigma dell’obesità attraverso la diffusione di informazioni scientificamente valide sull’obesità e la regolazione del peso corporeo. Incoraggiare e supportare iniziative di prevenzione dello stigma dell’obesità negli ambienti lavorativi, scolastici e sanitari. |
Conclusioni
Possiamo tutti contribuire attivamente a eradicare lo stigma dell’obesità, acquisendo maggiore consapevolezza e modificando gesti e atteggiamenti nella vita quotidiana.
Le società scientifiche, e in particolare la Società Italiana dell’Obesità, sono già attive nella diffusione di messaggi educativi rivolti a operatori sanitari e pazienti e rappresentano una risorsa preziosa per contribuire a eradicare lo stigma dell’obesità.
Note
L’Area Endo-Diabete di Medici Oggi, in linea con il documento di consenso internazionale, ha già manifestato l’impegno a [9]:
- contribuire alla diffusione di contenuti educativi per i professionisti sanitari
- utilizzare immagini non stigmatizzanti
- adottare il linguaggio people-first, che riconosce prima la persona rispetto alla condizione da cui è affetta.
Bibliografia
[1] Rubino F at al. Joint international consensus statement for ending stigma of obesity. Nature Medicine Online 2020
[2] Nathalie J et al. Childhood Obesity Is a Chronic Disease Demanding Specific Health Care – a Position Statement from the Childhood Obesity Task Force (COTF) of the European Association for the Study of Obesity (EASO). Obes Facts 2015;8:342-349
[3] Kyle TK et al. Regarding Obesity as a Disease: Evolving Policies and Their Implications. Endocrinol Metab Clin North Am 2016;45(3): 511-520
[4] Yumuk V et al. European Guidelines for Obesity Management in Adults. Obes Facts 2015;8:402-424
[5]https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=1%2F00082&ramo=CAMERA&leg=18&fbclid=IwAR3ODSo7AwMIuITtQHrYSz2ZCCmDmi6IIZU5B1GZxZg6wFykR_7ydZhGJwM
[6] https://easo.org/obesity-is-a-chronic-diseaseitaly/?utm_source=EASO+Newsletter+November+2019&utm_campaign=November++2019+EASO+Newsletter&utm_medium=email
[7] La carta dei diritti e doveri della persona con obesità. Roma Ottobre 2019
[8] Parrino C. “Obesity stigma? No, grazie.” Come riconoscere ed evitare lo stigma sociale dell’obesità. Medici Oggi, Springer, Ottobre 2019
[9] Parrino C. 4 Marzo 2020: Giornata Mondiale per l’Obesità. Medici Oggi, Springer, Marzo 2019